Solletico. Tickling. Li usiamo quasi sempre come sinonimi, ma lo saranno davvero? Ritorno su queste pagine per dirti la mia. Spoiler: c’è una bella differenza, e bisogna capirla se vogliamo vivere meglio. Qui cerco di spiegarti il mio punto di vista. Se ti va di lasciare un commento, puoi farlo qui. Buona lettura!
Se chiedi a un’intelligenza artificiale cos’è il solletico — o se sei boomer e lo cerchi su Google — ti risponderà più o meno dicendo che si tratta di una reazione fisiologica causata dallo sfioramento improvviso di una parte del corpo sensibile, di solito la pelle, e caratterizzata da movimenti involontari ed eventuali risate. Se ci sono le risate si parla di gargalesi, altrimenti si parla di knismesi.
Fin qui nulla di strano: siamo nel mondo della cruda fisiologia. E il tickling? Per la maggior parte delle persone, tickling non è che la traduzione di solletico, un anglicismo utile a darsi un tono, come call invece di chiamata. Ma c’è un ma. Sì, perché in Italia questa parola è associata alla corrispondente pratica erotica, e si basa su di una fantasia sessuale che i più pignoli conoscono anche come knismolagnia. Questo termine “spaventoso” indica la capacità di eccitarsi con il solletico, fatto o subìto. Tecnicamente, una parafilia.
Già così è chiaro che si stia parlando di due cose diverse, perché da un lato abbiamo una reazione fisiologica, dall’altro la capacità di eccitarsi a partire da essa. Ma andiamo avanti.
Le scienze umane attribuiscono al solletico significati che vanno dallo sviluppo dell’identità nella prima infanzia al miglioramento di abilità utili in combattimento, alla promozione di interazioni e legami sociali. Sfumature che in parte ritroviamo anche nel tickling. Esiste infatti una continuità fra i giochi dell’infanzia e quelli dell’età adulta, e sarà forse un caso, ma trovo curioso che al centro del mondo kinky ci siano ritrovi chiamati play party, feste per giocare.
Il tickling, però, ha una sua lore, fatta di tecniche, posizioni, strumenti e scenari. E se a qualcuno piace tornare indietro e sentirsi come un bambino, in tanti altri casi la knismolagnia si alimenta di contaminazioni sadomaso. Si va dall’uso di corde, gogne e mezzi di contenzione in genere all’utilizzo alternativo di oggetti comuni, come ad esempio la celebre combo di olio e spazzola. Il tickling ha una ritualità che le persone eccitate dal solletico non faticano a individuare, ma soprattutto, richiede un’esplicita dichiarazione di intenti. Tanto è vero che nei paesi di lingua anglosassone, dove questo discorso non avrebbe senso, solletico e tickling vengono distinti meglio chiamando quest’ultimo consensual tickling. Solletico consensuale.
Ci sono quindi almeno tre elementi su cui mi baso per distinguere solletico e tickling: consenso, eccitazione e lore. Sul consenso andrebbero versati fiumi di inchiostro. Nella diretta a Radiofreccia dello scorso 16 gennaio avevo accennato a un’idea non mia ma che mi sento di condividere, per cui il solletico durante l’infanzia, che non poche persone ricordano come traumatico, possa in realtà fungere da strumento di educazione affettiva. (Se usato bene!) Ma di questo, come direbbe Papà Castoro, parleremo la prossima volta. Mi basta che tu sappia che quando parliamo di consenso è difficile incontrare il bianco e il nero.
Anche l’eccitazione ha le sue sfumature cromatiche, ma possiamo dire che, a prescindere dalla possibilità di dare una definizione univoca di cosa sia l’eccitazione, tutti siamo in grado di stabilire con un certo grado di accuratezza se in un dato momento siamo eccitati o non lo siamo, e di comunicarlo all’esterno.
La lore. Si può avere tickling senza ritualità? Sì. Alcune persone si eccitano con il solletico, punto. Non hanno l’impulso di mettere in scena un lungo ed estenuante interrogatorio in stile Inquisizione Spagnola, né di indossare i panni di un improbabile psichiatra che costringe una povera paziente in camicia di forza a ricevere un trattamento sperimentale a base di solletico. Ad alcune persone non occorrono manette, spazzolini elettrici o guanti da grooming. Bastano due mani e un corpo sensibile. Tuttavia, a giudicare da quello che il mercato della pornografia a tema tickling offre, e dal successo di questi prodotti nella nicchia dei feticisti del solletico, sembra che questi condividano un immaginario ben definito da schemi ricorrenti.
Una lore, appunto, che non ci aspettiamo di trovare in contesti in cui il solletico non deve essere sessualizzato. E che se invece troviamo ci fa immediatamente scattare il dubbio che ci sia qualcosa che non quadra. Come durante le rievocazioni storiche di cui accennavo a Rebel Yell, o peggio ancora nelle sfide su YouTube o su TikTok che hanno per protagonisti minorenni. Nella migliore delle ipotesi, queste ambiguità possono essere fonte di estremo disagio emotivo per chi trae piacere dal solletico e per chi gli sta intorno. Nella peggiore, configurano un abuso, se non un crimine. Ma una cosa è certa: non sono quello di cui hai bisogno se vuoi vivere a pieno la tua sessualità, che sia tipica o atipica.
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